Grotta Spaccata di Paola - Circeo - Storia e Leggenda

Storia e Leggenda del Circeo
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Grotta Spaccata di Paola

Non lontano da Torre Paola si apre una profonda fenditura nella roccia che il Blanc denomina Grotta Spaccata di Paola. All'interno di questa, maestoso, vi è il cosidetto Antro Padula. Il sito è stato sicuramente frequentato già in età romana come testimoniano avanzi di anfora (probabilmente II secolo d.Cr.) rinvenuti nel tempo, ed è stato utilizzato in tempi piu recenti come ricovero da pirati e corsari.


Consiste in una fenditura larga alla base 7 metri e alta oltre 40. A 10 metri di altezza vi è un antico solco marino con perforazioni di litodomi. Si divide in due vani, quello superiore è accessibile via terra dallo stradello della torre. La grotta richiama, anche nel nome, la più celebre Montagna Spaccata di Gaeta. Un'antica leggenda ancora viva nel popolo e riferita anche dal Capponi, vuole che questa fenditura sia stata prodotta dal terremoto avvenuta alla morte di Gesù Cristo [1].


Dalle ricerche risulterebbe, e questo vale anche per le altre grotte del Circeo, che la struttura è vecchia di pochi milioni di anni e perciò molto più recente delle rocce che le contengono. Vedere Isola Pliocenbica.


Recentemente (anno 2019) un'equipe  di ricercatori dell'associazione Sotterranei di Roma suggerisce che questa grotta "segreta" è la stessa descritta nel Libro X dell'Odissea. In effetti la tradizione antica vuole che Odisseo (Ulisse) sia sbarcato non lontano dalla spiaggia di Torre Paola. Successivamente la Maga convince Ulisse a scendere dal monte e tornare al mare per condurre la nave verso le “cave  grotte”,  nascondere gli arnesi e il carico, infine condurre alla reggia i compagni di viaggio [2].



Il rilievo tridimensionale con il laser scanner, eseguito dall'associazione romana,  ha restituito misure notevoli. L'antro principale misura 40 metri di  lunghezza mentre il soffitto supera i 25 metri di altezza, per un volume complessivo di 30 mila metri cubi. All'interno della grotta vive una rara colonia di pipistrelli esemplari  appartenenti alle specie dei Miniotteri e del Rinolofo maggiore.

Concludendo analizzerema la leggenda del terremoto che avrebbe causato lo squarcio nel monte e quindi formato la grotta. Gesù di Nazareth è morto sulla croce venerdì 3 di aprile dell’anno 33  d.C. Questo almeno è la data più probabile che emerge da una ricerca  pubblicata sulla rivista International Geology Review e basata  sull’attività sismica nell’area del Mar Morto, a circa venti chilometri  ad est di Gerusalemme.

"E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Ed ecco il velo del tempio si  squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si  spezzarono, i sepolcri si aprirono”, tramanda l’evangelista (27,50-52).

Per analizzare l’attività sismica nell’area, i geologi Jefferson  Williams, di Supersonic Geophysical, e Markus Schwab e Achim Brauer del  Centro tedesco di ricerca per le Geoscienze hanno esaminato tre “carote”  di sedimento prelevate dalla spiaggia di Ein Gedi, ad sud-est di  Gerusalemme, sul Mar Morto. Dall’analisi degli strati di sedimento risulta che almeno due scosse  importanti hanno colpito la zona in quell’epoca della storia. La prima –  quella più ampia – è avvenuta nell’anno 31 a.C., mentre la seconda è da  situare nel periodo che va dal 26 al 36 d.C. Secondo Williams, il secondo sisma è avvenuto proprio “negli anni in  cui Ponzio Pilato era procuratore della Giudea e in cui è circoscritto  storicamente il terremoto del Vangelo di Matteo”. Williams e la sua équipe ritengono che l’attività tellurica associata  alla crocifissione di Gesù può riferirsi ad “un terremoto che è  avvenuto un po’ prima o dopo la crocifissione ed è quello a cui fa  riferimento l’autore del Vangelo di Matteo, e un terremoto locale tra il  26 e il 36 d.C. che fu abbastanza potente da deformare i sedimenti di  Ein Gedi ma non sufficientemente potente da produrre una memoria storica  ancora esistente ed extrabiblica”.

Siamo convinti che la Grotta Spaccata di Paola è molto più antica del terremoto biblico come dimostrato dai reperti fossili rinvenuti (Litodomi), ovviamente la leggenda rimane quello che è: una fantasia. Per quanto riguarda la collocazione di Circe e Odisseo al Circeo anche questo argomento è tema, a nostro avviso, di pura fantasia. Il professore e storiografo neozelandese L.G. Pocock, studiando e ripercorrendo approfonditamente gli eventi descritti nell'Odissea di Omero, hanno identificato Eèa nell'Isola di Ustica, la quale, anche per lo scrittore Marco Carlo Rognoni, sembra corrispondere al luogo più plausibile a motivo della sua particolare storia, posizione e morfologia. Secondo Robert Graves  "... Si suppone che gli Argonauti abbiano navigato lungo il Po, di  fronte alla cui foce, sull'altra sponda dell'Adriatico, si trovava Eea,  ora chiamata Lussino...". Altre interpretazioni collocano l'isola prossima alla Sardegna ed  in alcuni casi l'isola stessa; molte persone attribuiscono la forma  dell'isola, simile ad una donna sdraiata, alla “Maga Circe” della  tradizione popolare. E così via...

1. Tommaso Lanzuisi, Il Circeo Sabaudia il Parco Nazionale, 1960.

2. Ippolito Pindemonte, Poesie con note, 1883.

3. Foto della grotta G.B. De Rossi, 1972.

4. L.G. Pocock, The Sicilian Origin of the Odyssey. A study of the topographical evidence, 1957.


7 agosto 2019 | agg.1

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