Dal Cielo un indizio - Circeo - Storia e Leggenda

Storia e Leggenda del Circeo
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Dal Cielo un indizio

di Corrado Sampieri

Tratto da "Acropoli di Circei"

Edizioni Arti Grafiche San Rocco

Che la componente astronomica incida in maniera determinante sul modo di interpretare la struttura architettonica dell'Acropoli di Circei, mi sembra una verità già emersa con sufficiente chiarezza dai precedenti capitoli (n.d.t.). ...omissis...

Prima di entrare nel vivo della questione, a guisa di preambolo, vale la pena di riandare per un momento, sia pur per grandi linee, alla situazione dell'Europa tra il 4000 e il 1000 circa a.Cr. E' il periodo d'oro dell'era megalitica impostata quasi esclusivamente sulla cultura astronomica.

Questa vastissima area ci appare sostanzialmente divisa in due fasce: una, ad arco, che dalla Danimarca arriva sino all'arcipelago Maltese, passando per le isole Britanniche e la Spagna; l'altra, Danubio-mediterranea, caratterizzata dalla presenza di varie popolazioni (più o meno consistenti numericamente) che dall'Oriente si dirigono ad ondate successive verso la prima grande Entità sorprendentemente "unita" da caratteristiche strutture architettoniche-megalitiche espressione di una affascinante cultura astronomica elaborata nel corso di plurisecolari attente osservazioni.

Da una parte, infatti, noi abbiamo i popoli del "megalitico" che, insediatisi vari millenni prima dell'Era Volgare operano, per quel che ci riguarda specificatamente, tra il 3700 e il 1500 circa a.Cr., con i loro dolmen, i loro menhir e i loro famosi terrapieni artificiali, tutti costruiti con precisi orientamenti astronomici! Dall'altra troviamo, sia pur in differenti epoche, infiltrazioni di popolazioni che dall'Est cercano di espandersi e di entrare in contatto con questo "blocco continentale del megalitico": i Beaker a nord, gli Enotri e i Pelasgi (con le loro sfaccettature) al centro, i Minoici e i Popoli del Mare a sud, ecc.

E' un fatto: i popoli megalitici, ignari di costruzioni difensive vere e proprie, tendono a scomparire verso il 1400 a.Cr.,quando cominciano ad emergere i popoli dell'Est, portatori di struttore che, seppur megalitiche per certi aspetti, sono prevalentemente a carattere urbanistico-militare. Invece di addrentarmi in ipotesi fantasiose, quanto rischiose, alla ricerca di possibili collegamenti tra l'ultimo periodo di quest'opera megalitica e l'epoca che vede il fiorire delle nostre citta-acropoli pelasgiche, preferisco annotare un solo dato di fatto: mentre scompaiono i famosi allineamenti megalitici, le imponenti costruzioni di Carnac, Avebury, Stonehenge e Newgrange, mentre intorno al 1400 a.Cr. nella vicina Corsica i Popoli delle Torri mettono a dura prova la fiorente civiltà megalitica presente nell'Isola già da 2000 anni (Filittosa, ecc...), ecco che nel centro Italia si insedia il popolo degli Enotri-Pelasgi (1600-1200 a.Cr.) con il loro caratteristico sistema difensivo in opera poligonale, guarda caso, anche questo costruito con precisi orientamenti astronomici.

Questi riferimenti astronomici presenti nelle strutture delle città pelasgiche e, soprattutto, nelle loro acropoli, ci appariranno conseguentemente meno difficili da accettare, meno assurdi se calati in un contesto di più ampio respiro universale dove il pensare, il muoversi, il vivere quotidiano e anche il costruire il proprio habitat avveniva sempre con un preciso riferimento al Sole, alla Luna, a particolari stelle o costellazioni del firmamento. Anche per gli artefici dell'Acropoli di Circei doveva essere del tutto normale richiamarsi al Sole o ad una costellazione nel momento di programmare la costruzione di un sito difensivo, nel momento, cioè, di esternare, mediante un certo numero di pietre cesellate alla perfezione, i loro principi religiosi, le loro dipendenze sacro-culturali da tutto quel mondo fatto di conoscenze astronomiche e matematiche che si tramandavano di generazione in generazione e che presiedevano ad ogni loro iniziativa sociale.

Restringendo quindi il nostro campo ottico e ritornando al nostro specifico problema, possiamo raggruppare alcuni dati salienti sin qui emersi e affermare che in questa Acropoli:

  • esiste una costruzione ipogea, punto di riferimento per tutta l'Acropoli e sulla quale vanno ad incrociarsi le traiettorie dei solstizi e degli equinozi;

  • nel punto in cui la linea ideale del solstizio d'estate incontra il lato nord, e' stata posta una pietra di dimensioni particolarissime;

  • le lunghezze dei singoli lati e dell'intero perimetro dell'Acropoli non sono affatto casuali;

  • e' innegabile il legame astronomico tra Acropoli e Centro Storico.


Di qui alla formulazione della domanda, oramai scontata, se esistesse o meno un archetipo celeste al quale si fossero ispirati i fondatori dell'Acropoli, il passo e' veramente breve!

A mio avviso l'archetipo esiste effettivamente nella Costellazione del Toro associata a quella di Perseo.



Cercherò di effettuare la lettura degli elaborati tecnici nel modo più lineare e concreto possibile, soprattutto in considerazione delle sue implicanze storiche e archeologiche.


Significativo accostamento atto ad illustrare il sorprendente quanto evidente parallelismo esistente tra l'Acropoli-Centro Storico e le due costellazioni Toro-Perseo.

L'accostamento dei due riquadri sopra riportati, illustrano a dovere tanto l'insieme Acropoli-Antico insediamento Storico, quanto il legame ideale esistente tra le due costellazioni. Non c'e' bisogno di particolare impegno per notare subito come le figure geometriche tanto dell'Acropoli che della costellazione del Toro si assomigliano in modo in modo sorprendente e si trovino orientate quasi alla perfezione sull'asse N-S. Non si può non rilevare, inoltre, l'evidentissima simmetria esistente tra la posizione del Centro Storico a N-E dell'Acropoli e la costellazione di Perseo, anch'essa proprio a N-E della costellazione del Toro.

Nella reciproca dipendenza tra Acropoli e Centro Storico non ci sono recondite motivazioni, ma la semplice traduzione "in concreto" di una altrettanto vera dipendenza astronomica architettonica Toro-Perseo. Quella traiettoria del solstizio d'estate, di cui si è parlato, testimonia una profonda verità concettuale: l'Acropoli e il primo antico centro abitato sono legati tra loro perché programmati, creati insieme o, se preferiamo, perché semplicemente riproduzione di un'immagine del firmamento: ad un binomio astronomico corrisponde un binomio architettonico. Accantoniamo per un istante il binomio Toro-Perseo per occuparci esclusivamente dell'Acropoli e della costellazione del Toro, partendo dalla semplice loro sovrapposizione. Sulla struttura architettonica dell'Acropoli (in marrone) ricondotta ad una forma più stilizzata (in verde) allo scopo di meglio evidenziare la direzionalità dei lati, ho sovrapposto, sempre nel rispetto dell'asse N-S, la costellazione del Toro ottenuta mediante il collegamento delle quattro stelle principali così da far combaciare i rispettivi angoli S-O e posizionare l'Aldebaran (stella principale della costellazione) sul lato Est dell'Acropoli. Le analogie riscontrabili nelle lunghezze e direzionalità dei lati dei rispettivi quadrilateri sono fin troppo chiare: il lato maggiore è sempre quello a nord e quello minore ad est; il secondo per lunghezza è a sud. Nel quarto lato, oltre alla lunghezza, ciò che sorprende di più è l'orientamento: in entrambi i casi aprono verso sud-ovest, rispetto all'asse N-S. E' difficile credere che tutto sia dovuto al caso. L'Acropoli riflette sostanzialmente la struttura della costellazione del Toro.

Le conseguenze di quanto sin qui affermato sono oltremodo interessanti. La prima, essenziale, è un chiarimento storico quanto alla datazione dei due siti archeologici: Acropoli e Paese.

(disegno a destra) Marrone: perimetro reale dell'Acropoli; Verde: forma stilizzata dell'Acropoli; Celeste: costellazione del Toro; Cerchio nero: costruzione ipogea; Cerchio rosso: posizione dell'Aldebaran, stella principale della costellazione del Toro; P: porta principale dell'Acropoli; M: esatta ubicazione della Pietra.


In linea di massima si è sempre cercato di giustificare le datazioni di alcuni storici, spesso male interpretati, riproponendo sistematicamente la data del 510 a.C. per il Centro Storico - in opera muraria più grezza e, dunque, più antica!! -, e quella del 393 a.C. per l'Acropoli, in opera poligonale perfetta, e quindi più recente!! In verità siamo di fronte a due elementi di uno stesso progetto architettonico che si spiegano reciprocamente, creati da una stessa mente, riflesso di uno stesso archetipo. Decadono, conseguentemente, non solo ogni velleitario tentativo di datazioni di epoca repubblicana, ma anche qualsiasi ipotesi di romana paternità. E questo anche in forza di quella particolare "forma mentis" dei suoi ideatori che ho cercato di sottolineare durante tutta la ricerca e che non è riconducibile alla "forma mentis" astronomico-urbanistica di un Romano del V-IV secolo a.C. In altre parole, la scelta geometrica che ha finito col dissociare l'Acropoli dalla Città ha una sua ragion d'essere non spiegabile con semplice datazioni storiche diverse. Solo la necessità di doversi attenere alla fedele riproduzione del modello celeste può giustificare pienamente il fatto, di per sé singolare anche se non unico, di un'acropoli edificata fuori e lontano dalla sua città.

Alla teoria così elaborata manca, però, ancora una importante verifica: quella astronomica. Si tratta di vedere se la scelta delle costellazioni del Toro e di Perseo possano o no esser state motivate da una loro particolare ubicazione nel firmamento in occasione di significative ricorrenze cronologiche. Sarebbe a dir poco azzardato pretendere di correlare tra loro i vari solstizi ed equinozi con le due costellazioni senza poter dire se ciò sia stato possibile al tempo della costruzione dell'Acropoli, vale a dire negli anni 1250 circa a.C. La singolarità della problematica mi ha indotto a far ricorso a mezzi e criteri specifici di indagine e soprattutto scientificamente attendibili. La posta in palio è troppo elevata. Una attenta analisi di tutti i dati elaborati al computer ha finito per confermare sostanzialmente la validità dell'ipotesi sopra enunciata. La ricostruzione computerizzata della situazione stellare tra il 1300 e il 1100 a.C. ha appurato che il giorno dell'equinozio di primavera (a quell'epoca il 2 aprile) il sole era situato sul punto gamma (il punto d'intersezione tra l'equatore celeste e l'eclittica) ed il suo sorgere coincideva col sorgere delle Pleiadi, mentre l'Aldebaran era ancora sotto l'orizzonte (-14 gradi circa) (tav.A). Nell'equinozio d'autunno invece (allora il 4 ottobre 1250) al tramonto del Sole si verificava il sorgere delle Pleiadi (l'Aldebaran era ancora sotto l'orizzonte) (tav.B). Esse risultavano infatti perfettamente osservabili anche all'equinozio d'autunno, subito dopo il tramonto del Sole (gli elaborati tecnici e i dati scientifici mi sono stati gentilmente forniti dal prof. Piero Massimino dell'Osservatorio Astrofisico di Catania).

Ma le nostre due costellazioni si muovono nelle immediate vicinanze ed in sintonia con questo importantissimo nucleo delle Pleiadi, di cui nessuno ignora la straordinaria importanza per tutti i popoli dell'antichità. La costellazione di Perseo sorgeva, dunque, poco prima delle Pleiadi; la costellazione del Toro appariva, invece, sopra l'orizzonte subito dopo! In altri termini, tra il 1350 e il 110 a.C. queste significative costellazioni accompagnavano le Pleiadi in due significativi momenti: all'alba dell'equinozio di primavera e al tramonto dell'equinozio d'autunno.

Si può quindi affermare che la scelta della costellazione del Toro fu ispirata da una armoniosa coincidenza tra situazioni astronomiche e determinate scadenze cronologiche che hanno trovato nell'Acropoli di Circei un meraviglioso riscontro architettonico.

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