San Felice Patrono del Circeo
Theodore Merzdorf, bibliotecario presso la Biblioteca ducale di Oldenburg ha pubblicato nel 1877 un'edizione tedesca di documenti provenienti dagli archivi della Gran Loggia massonica di Amburgo. Questi testi, originariamente in latino, sono una 'regola' ufficiale dei Cavalieri Templari seguito da altri tre documenti presentati come gli statuti segreti dell'ordine. Essi si presentano come copie di documenti autentici che si trovano attualmente negli archivi del Vaticano. Questi documenti, comprendenti 72 articoli, più sette, che componevano la 'Regula', sono datati il giorno della 'festa' di San Felix del 1205, e trascritti dal fratello Matthew Tramlay. Questo fatto dimostra che il Santo era particolarmente caro ai Cavalieri Templari.
Il nome di San Felice compare infatti per la prima volta nel 1259 nell'atto che sancisce il passaggio del Promontorio dai Templari ai Pironti. Quindi, con ogni probabibilità sono stati i Templari stessi a nominare San Felice la Rocca Circea dal quale ne è derivato il nome Castrum Sancti Felicis.
Nell'anno 1632 venne redatto un atto solenne con cui i capi di famiglia dei nuovi abitanti di San Felice alla presenza del Duca di Sermoneta, Francesco Caetani, dichiarano loro "Avvocato, difensore e protettore San Felice".
Successivamente, alla fine del Settecento la chiesa del Centro Storico fu consacrata a Felice II anziché al martire San Felice, il motivo di questa sostituzione non trova attualmente soluzione.
Deo aeterno sacrum
In honorem
Felicis II Pont. Max. Mart. Invicti
Patroni coelestis salutiferi
Templum vetustate situquae squalens
In ampliorem formam restitutum
VII kal.Junii anno MDCCCXXXII
Negli apocrifi Acta Felicis ed Acta Liberii, così come nel Liber pontificalis, Felice è stato ritratto come santo e confessore della fede. Questa distorsione dei fatti reali probabilmente ebbe inizio con la confusione tra questo Felice ed un altro Felice, un martire romano di data anteriore. Secondo il Liber Pontificalis, Felice fece costruire una chiesa sulla via Aurelia. È ben noto, tuttavia, che su questa strada fu sepolto un martire romano, Felice; quindi sembra probabile che anche questo fatto generò confusione con il martire e confessore Felice, che appunto come confessore non pontefice compare nel Martirologio romano il 29 luglio ed è dichiarato martire sul III miglio della via Portuense.
Le ossa e il teschio conservate nell'urna dorata sotto l'altare maggiore della Chiesa Parrocchiale non sembrano appartenere a Felice II. Scrive Giuseppe Capponi nel 1857:
"Per impegno poi dell'istesso Tesoriere (Guglielmo Pallotta) ed a richiesta di quella popolazione il lodato Pontefice (Pio VI) si compiacque di benedire un corpo santo scavato nelle Catacombe delli antichi Cristiani, che battezzatolo per San Felice Papa e martire lo inviò a quelli abitanti, i quali devotamente vi fecero costruire un'apposita urna che presentemente in questa chiesa si conserva".
Le spoglie di San Felice II Papa si trovano in realtà a Ceri nella chiesa dell'Immacolata Concezione, martirizzato nel 358 a Cerveteri durante la persecuzione di Costanzo.
Il santo viene festeggiato il 29 luglio di ogni anno.
Curiosità: Alcuni autori, fino all'inizio dell'Ottocento (Brocchi) chiamano il paese col nome di Santa Felicita, al femminile. Il Cluvier, nel Seicento, chiama gli abitanti "Incolae Sancate Felicis"; il Corradini un secolo dopo, "Oppidum Sancti Felicis" al maschile. Il Contatore invece, usa ambedue i generi "Castrum Sancti Felicis seu Felicitatis", affermando che in origine il nome doveva essere femminile, ma che il popolo storpiava il nome Santa Felicita pronunziando Santafeliciani o Santa Felice (Lanzuisi).
Da altri documenti in lingua italiana si legge quasi esclusivamente "Santa Felice", con l'aggettivo femminile. Ma il nome originario sembra il nome di un santo e non di una santa, la forma dialettale (Sante con la "e" muta) trasferita letteralmente nei documenti ha finito probabilmente con l'apparire femminile.
agg.0 15.01.2003
21 Luglio 2012 | agg.1