Circei in armi contro Roma - Circeo - Storia e Leggenda

Storia e Leggenda del Circeo
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Circei in armi contro Roma

Dopo aver travolto le città etrusche della valle padana, i Galli scesero lungo la costa adriatica; 30.000 di essi, al comando di Brenno, marciarono contro Roma. Vinta ogni resistenza, i barbari entrarono in Roma e non l'abbandonarono se non dopo averla saccheggiata e distrutta. (390 a.Cr.)

Della sconfitta approfittarono i popoli del Lazio sottoposti al dominio di Roma: i Volsci, gli Equi e infine anche i Latini si sollevarono contro Roma, che riuscì a riprendersi solo grazie all'opera di energici capi come Furio Camillo. Per restaurare le sua egemonia Roma dovette combattere duramente, finché ogni rivolta esterna fu domata. (389 a.Cr.)

Scelto dittatore Aulo Cornelio Cosso, pur rendendosi conto di una minaccia di uno scontro politico interno, ben più preoccupante di quello proveniente dall'estero, effettuò la leva militare e parti alla volta dell'agro Pontino, dove i Volsci avevano concentrato l'esercito. Gli storici concordano nel definire enorme l'esercito dei Volsci, non ostante avesse poco tempo prima subito una pesante sconfitta militare contro le truppe di Camillo. A questa forza si erano aggiunti Latini ed Ernici, un certo numero di abitanti di Circei e alcuni coloni romani provenienti da Velletri. (385 a.Cr.)

Ecco il testo in latino tramandato da Tito Livio:

VI,12 Ingens certe, quod inter omnes auctores conveviat, quamquam nuper Camilli ductu atque auspicio accisae res erant, Volscorum exercitus fuit; ad hoc Latini Hernicique accesserant et Circeiensium quidam et coloni etiam a Velitris Romani. (Livio)

L'esito della battaglia ebbe ancora una volta un esito disastroso per l'alleanza Volsca. La maggior parte dei prigionieri catturati dai Romani risultavano Latini ed Ernici. Furono tutti inviati a Roma e lì, ai senatori più eminenti che li interrogavano, rivelarono la defezione dei rispettivi popoli, che, per quasi un secolo, vale a dire dai tempi della battaglia combattuta presso il Lago Regillo, avevano mantenuto sempre una leale amicizia con il popolo romano.

Latini ed Ernici, insieme ai coloni di Circei e di Velletri, si discolparono dall'accusa di essersi associati in guerra coi Volsci e a chiedere la consegna dei prigionieri per poterli punire con le proprie leggi. Le risposte furono dure, specialmente per i coloni poiché, pur essendo cittadini romani, avevano preso la decisione di combattere contro la patria. Non fu soltanto negata la restituzione dei prigionieri, ma il senato ingiunse loro di allontanarsi al più presto dalla città.

In realtà, le accuse di tradimento erano infondate, sia Velletri che Circei non erano colonie romane (è quindi errata la definizione di Livio che parla di cives Romani a proposito degli abitanti di queste due città), bensì colonie latine. Circei godeva di un regime giuridico intermedio tra i cives veri e propri e i peregrini, vale a dire stranieri, e dovette aspettare la Lex Julia del 90 a.Cr. per ottenere la piena cittadinanza romana.

Dopo solo due anni, Circei e Velletri, congiuntamente ai Volsci, ad altre città Latine e inaspettatamente ai Lanuvini che fino a quel momento avevano fornito prove di assoluta fedeltà, si armarono ancora una volta contro Roma. Furono tutti sconfitti l'anno successivo (382 a.Cr.) e Circei non partecipò più a guerre contro l'Urbe sino al 340 a.Cr., in occasione della cosiddetta Guerra Latina.

VI,21 Hostis novi praeter Volscos, velut sorte quadam prope in aeternum exercendo Romano militi datos, Circeiosque et Velitras colonias, iam diu molientes defectionem, et suspetum Latium Lanuvini etiam, quae fidelissima urbs fuerat, subito exorti. (Livio)

agg.6 28.08.2002
agg.7 17.03.2012

I Latini

Popolazione dell'Italia antica, stanziata nel territorio dell'attuale Lazio. Giunti nella penisola probabilmente a seguito di un'immigrazione di gruppi indoeuropei nel II millennio a.C., i latini svilupparono un processo di unificazione territoriale in cui le singole comunità - di cui ci è giunta una lista di trenta nomi - si vennero strutturando come stati autonomi, riuniti in una lega a carattere politico-religioso (la lega latina). Il centro della lega, che si trovava nel santuario di Giove Laziale sui colli Albani, venne spostato, dal VI al IV secolo a.C., nel santuario di Diana ad Aricia: qui, nel bosco sacro di Nemi, veniva svolta la cerimonia del sacrificio del rex nemorensis, simbolicamente connesso alla celebrazione del rinnovamento della vita sulla morte. Al centro delle vicende storico-politiche del Lazio in età arcaica, le diverse comunità latine - tra cui le più importanti furono Alba Longa, Roma, Aricia, Tuscolo, Lanuvio, Lavinio, Praeneste, Tivoli, Laurento - combatterono lungamente tra loro per la supremazia territoriale. La progressiva crescita di importanza di Roma nel corso del VI secolo, sotto la dominazione etrusca, condusse alla sua definitiva vittoria sui latini al lago Regillo (499 ca. a.C.). Dapprima vittoriosi insieme a Roma sui nemici confinanti (ernici, equi, volsci), i latini cercarono vanamente di arginare la crescente egemonia romana: nel 340-338 a.C., con la definitiva vittoria di Roma, la lega latina fu sciolta e lo statuto giuridico dei latini rimase, all'interno della compagine statale romana, come categoria privilegiata (a designare una comunità a metà strada fra il godimento della piena cittadinanza e il ruolo di alleato).

358 a.C. Iscrizione alla Tribus Pomptina


Verso la metà' del IV secolo a.Cr., Roma riuscì a riaffermare nella pianura latina l'antica supremazia che l'invasione dei Galli aveva temporaneamente annullata. Fu rinnovata la Lega Latina, in cui Roma ottenne un'egemonia indiscussa, come previsto dalle clausole di un antico trattato cui quel popolo, e fra essi Circei, non si era attenuto per molti anni.

Nell'anno 358 a.Cr. furono aggiunte due nuove tribù, la Pontina e la Publilia. (Eodem anno duae tribus, Pomptina et Publilia, additae… Livio). Circei, secondo gli studi di W.Kubitschek (De Romanorum Tribuum origine ac propagatione - Vienna, 1882), fu iscritta alla Tribus Pomptina insieme a Sezze, Segni e Velletri. Questa teoria non sembra, tuttavia, trovare conferma dal libro VII di Tito Livio il quale afferma che Velletri, nel corso di quell'anno, compi' un'improvvisa incursione nel territorio romano arrecando devastazioni.

Dieci anni dopo, nel 348 a.Cr., all'esterno regnava la pace e a Roma si viveva sereni per la concordia tra le classi, anche se una pestilenza colpi' la popolazione. Quello stesso anno gli anziati fondarono una colonia a Satrico, che fu cosi' ricostruita dopo essere stata distrutta dai latini. Fu inoltre stipulato un trattato con i cartaginesi, e Circei e' di nuovo menzionata come città marittima soggetta a Roma (Polibio).

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