Le guerre civili, Caio Mario al Circeo - Circeo - Storia e Leggenda

Storia e Leggenda del Circeo
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Le guerre civili, Caio Mario al Circeo

Le forti tensioni sociali e politiche in Roma misero l'uno contro l'altro due schieramenti: i nobili, che tenevano il potere politico; i cavalieri, cioe' gli uomini d'affari arricchiti con la guerra, appoggiati dai democratici (o popolari). Questo secondo gruppo acquisto' molta forza quando ebbe l'appoggio di Mario, un generale che si era procurato gran fama salvando Roma dall'invasione dei Cimbri e dei Teutoni. Mario possedeva una grande forza militare, dovuta ad una riforma da lui fatta nell'esercito romano. Nel 91 a.Cr. scoppio' una guerra violentissima (guerra sociale) fra Roma e le popolazioni dell'Italia centrale, che chiedevano (e ottennero) l'estensione della cittadinanza. Poco dopo, nell'88 a.Cr., i contrasti fra i nobili e i democratici esplosero in lotta aperta (I guerra sociale), combattuta fra Mario e Silla; alla guerra civile seguirono una rivolta di schiavi, guidati da Spartaco, insurrezioni in Spagna (Sertorio) e in Asia (Mitridate); nel corso di questi conflitti si segnalo' un giovane comandante, Gneo Pompeo.

Caio Mario, nell'88 a.Cr., fuggendo da Roma alla volta dell'Africa, fu costretto dalla tempesta a sbarcare sulle coste del Circeo, molto probabilmente nella zona di Torre Paola. Scrive Plutarco:" Facendosi la tempesta sempre piu' terribile ed essendo senza viveri, comincio' a vagare qua e la'insieme ai compagni... Finalmente incontrarono alcuni bifolchi, i quali riconobbero il vecchio Mario e lo avvertirono di stare im guardia poiche' poco prima, in quello stesso posto, avevano visto dei cavalieri che gli davano la caccia... Erano guidati, o per lo meno inviati, da un certo Geminio, uno dei piu' potenti personaggi di Terracina e nemico personale di Mario, tanto e vero che questi aveva avvisato i marinai di tenersi al largo dalle coste del Circeo e di Terracina proprio perche' temeva lui... Nonostante la spossatezza per il cammino e per il digiuno, Mario si getto' nella selva e nelle paludi. Il giorno dopo giunse a Minturno, dove fu catturato e gettato in prigione. Ma al Gallo, entrato per ucciderlo, grido' le note parole: "Tu osi uccidere Caio Mario?" facendolo fuggire spaventato e provocando nell'animo dei Minturnesi un benefico, ancge se tardivo pentimento."

Dopo la sconfitta dell'88 a.Cr. i veterani di Mario, dedotti poco prima al Circeo forse dal padre di Giulio Cesare, furono uccisi o scacciati dalle loro terre che furono confiscate, in tutto, o in parte, e ridistribuite ai 120.000 veterani di Silla. Proprio in questo periodo si nota una grande proliferazione di costruzioni sul promontorio e nel territorio in pianura, soprattutto sulle rive del Lago di Paola. Sono ancora ammirabili le rovine di una trentina di ville e qualche cisterna per la raccolta dell'acqua, le cosiddette "grotte" (Peretto, Banditi, Sibilla, Dieci Camere, Carella, Terra Rossa ecc.).

agg.3 30.08.2002
agg.4 17.03.2012

Caio Mario
(Arpino 157 - Roma 86 a.C.)

Generale e uomo politico romano, si pose a capo del partito della plebe durante la guerra civile dell'88-86 a.C. Dapprima combatté in Spagna sotto il generale Scipione Emiliano; nel 119 a.C. diventò tribuno della plebe e si sposò con una giovane appartenente alla gens Giulia. Pretore nel 115 a.C., ritornò in Spagna per condurre una campagna contro i briganti che terrorizzavano il paese. Accompagnò poi il generale romano Quinto Cecilio Metello in Africa (109 a.C.); due anni dopo, eletto console, ebbe il comando della guerra contro Giugurta, re di Numidia, che catturò con l'aiuto del proquestore Lucio Cornelio Silla nel 106 a.C.
Dopo aver sottomesso la Numidia, Mario diventò console per la seconda volta nel 104 a.C.; ebbe poi il comando nella guerra contro le tribù germaniche dei teutoni e dei cimbri: sconfisse i primi ad Aquae Sextiae (oggi Aix-en-Provence) nel 102 a.C. e i secondi l'anno dopo presso Vercelli. Considerato il salvatore della patria, nel 100 a.C venne riconfermato nella carica di console (per la sesta volta consecutiva).
Quando a Silla, divenuto console, venne affidata la guida della guerra contro il potente re Mitridate VI il Grande nell'88 a.C., Mario, già da tempo in conflitto con il collega di rango patrizio, cercò di privarlo dell'incarico. Scoppiò allora la guerra civile. Mario mori' a Roma nell'86 a.Cr.

La guerra civile: Mario e Silla

Le aspre rivalita' cha da tempo contrapponevano i diversi gruppi politici a Roma esplosero in aperta guerra civile nell'88 a.Cr. Ne furono principali protagonisti due capi militari: Mario, sostenuto dai popolari e dai cavalieri; Silla, uomo di fiducia dei nobili, anch'egli come Mario valente generale. L'occasione che diede inizio alla guerra civile fu l'invasione dei possessi romani in Asia Minore da parte di Mitridate, re del Ponto. Tanto Mario che Silla pretesero di avere dal Senato l'incarico di combattere contro Mitridate; entrambi disponevano di un esercito personale e ciascuno mirava a ricavare dalla spedizione in Asia onori, bottino e nuova potenza per se' e per la propria fazione politica. Scoppio' cosi' fra Mario e Silla un accanitissimo scontro con sanguinosi eccidi di nobili, cavalieri e popolari, a seconda di chi prevaleva nella lotta. Morto Mario di malattia, fini' per prevalere Silla, che sconfisse Mitridate in Asia e quindi, rientrato a Roma con le sue truppe, fece uccidere migliaia di oppositori politici, numerosi specialmente nella categoria dei cavalieri, segnati nelle liste di "proscrizione".
Ottenuta la dittatura, Silla modifico' la costituzione a vantaggio dei nobili: infatti, rafforzo' il potere del senato e tolse forza e autorita' politica ai Tribuni della plebe e alle assemblee popolari che non ebbero piu' alcuna voce nel governo.

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