Le Cave del Circeo
Gli Etruschi nel Territorio del Circeo
Gli Etruschi esercitarono una profonda influenza nell'Italia centrale, e il loro raggio d’azione si estese anche al Lazio meridionale. Un quesito affascinante riguarda la presenza etrusca nel territorio del Circeo, ovvero l’area attorno al promontorio del Circeo che include San Felice Circeo, Terracina e zone limitrofe. Di seguito esamineremo le prove archeologiche documentate di tale presenza, le ipotesi degli studiosi sulla funzione che il Circeo poteva avere per gli Etruschi (porto commerciale, colonia o avamposto difensivo), con citazioni da fonti accademiche e istituzionali. Verranno inoltre presentati riferimenti cartografici, antichi e moderni, che illustrano l’influenza etrusca nell’area, e un confronto con altri insediamenti costieri etruschi per contestualizzare il caso del Circeo.
Evidenze archeologiche della presenza etrusca al Circeo
Le evidenze archeologiche finora emerse indicano che l’eventuale presenza etrusca nel territorio del Circeo fu marginale e tuttora dibattuta. Non esistono al momento prove materiali definitive di un centro abitato etrusco stabile sul promontorio del Circeo. Tuttavia, esistono indizi e testimonianze indirette che suggeriscono contatti o momentanee colonizzazioni etrusche nell’area:
- Mura poligonali arcaiche: Nel centro storico di San Felice Circeo sono visibili tratti di antiche mura in opera poligonale (le cosiddette mura ciclopiche). Una porzione del circuito murario sul lato est presenta caratteri arcaici che alcuni studiosi collegano al VI secolo a.C., epoca del massimo splendore etruscocircei.it. In particolare, ricerche recenti hanno rilevato differenze costruttive tra le mura dell’acropoli (opera poligonale di III maniera, più tarda) e le mura di cinta più basse in I maniera (blocchi calcarei appena sbozzati)researchgate.net. Questa situazione è stata interpretata come il risultato di rifacimenti: le mura più antiche, in opera poligonale “prima maniera”, potrebbero essere state erette in origine da genti etrusco-latine nel tardo VI secolo a.C. e poi rafforzate o ricostruite in epoche successiveresearchgate.net. Si tratta di un indizio significativo, sebbene non conclusivo, di un insediamento fortificato di età arcaica sul Circeo.
- Tradizione storica della colonia di Tarquinio il Superbo: Le fonti letterarie dell’antichità tramandano l’episodio di una colonia mista romano-etrusca fondata sul Circeo dal re Tarquinio il Superbo (di origine etrusca) alla fine del VI secolo a.C. Secondo Tito Livio, Tarquinio inviò coloni a Circeii (Circeo) e a Signia con lo scopo di presidiare quelle terre e le coste tirreniche. La tradizione vuole che a capo della colonia del Circeo vi fosse Arunte, figlio di Tarquinio, e che proprio a questa fase risalga il più antico tratto di mura poligonali individuato a San Felice Circeo. Questa fondazione tarquinia è citata anche da Dionigi di Alicarnasso e da altri autori classici, ma fu a lungo ritenuta dubbia dagli storici modernicircei.it. Studi recenti hanno però rivalutato tale ipotesi: i ritrovamenti archeologici più aggiornati spingono a considerare con maggiore credito la notizia annalistica di Livio. In altre parole, la ricerca odierna tende a riconoscere che una presenza etrusco-romana al Circeo sul finire dell’età arcaica è plausibile, in accordo con le fonti storiche, sebbene la questione resti aperta.
- Lo sfruttamento etrusco delle risorse locali: Un riscontro concreto dei contatti etruschi con il Circeo proviene dall’estrazione dell’alabastro. Il Monte Circeo è ricco di alabastro onici, una pietra ornamentale di colore bianco-giallastro, e sembra certo che gli Etruschi abbiano sfruttato la cava di alabastro in località Quarto Caldo. Oggetti finemente lavorati in alabastro del Circeo sono stati rinvenuti in tombe etrusche, segno che questo materiale circeiano fu impiegato nell’artigianato etrusco, almeno fino a quando non prevalse l’uso del marmo lunense. Questo dato attesta una presenza etrusca di carattere economico: se anche non vi fu un centro abitato, gli Etruschi conoscevano bene il promontorio per le sue risorse minerarie e lo frequentarono per estrarre e trasportare materie prime di pregio.
- Terracina e l’influsso etrusco: Nella zona limitrofa del Circeo, la città di Terracina offre ulteriori indizi. Gli studiosi collegano infatti il nome Terracina al vocabolo etrusco Trachna, che richiama quello della città di Tarquinia e dei re Tarquinîit.wikipedia.org. Ciò suggerisce che Terracina ebbe un’origine etrusca o etrusco-latina, poi latinizzata in Tarracina. Anche Livio conferma che Tarquinio il Superbo colonizzò Terracina (Tarracina/Anxur) prima che essa fosse presa dai Volsciit.wikipedia.org. Dal punto di vista archeologico, il centro antico di Terracina sorse su due alture presso il mare: la più elevata fungeva da acropoli e mostra resti di mura poligonali. Queste mura sono di epoca successiva (IV secolo a.C. circa) e si pensa appartengano alle fortificazioni volsco-romane, ma la fondazione iniziale dell’abitato potrebbe risalire già al VI secolo a.C. sotto influenza romana ed etrusca. Terracina dunque, con la sua posizione strategica sulla costa e il suo stesso nome, denuncia un periodo di chiara influenza tirrenica (etrusca)circei.it, collocandosi nello stesso contesto storico di Circeii. Si noti però che, come per Circeo, le prime fasi storiche di Terracina non hanno lasciato molte tracce materiali e sono note soprattutto grazie alle fonti letterarie.
In sintesi, le evidenze archeologiche dirette di un insediamento etrusco al Circeo sono praticamente nulle. Le testimonianze consistono, forse, principalmente in elementi strutturali (mura arcaiche) e indicatori toponomastici e materiali (nomi etruschi, alabastro estratto) che suggeriscono contatti o colonie di breve durata. La storiografia antica fornisce un quadro in cui il Circeo rientra nell’orbita etrusca nel VI secolo a.C., ma gli scavi non hanno ancora portato alla luce resti certe di case, tombe o templi specificamente etruschi nel sito. La presenza etrusca al Circeo, se vi fu, appare quindi limitata e probabilmente integrata con elementi latini/romani, data la posizione di confine di questo territorio.
Il ruolo del Circeo per gli Etruschi: ipotesi degli studiosi
Cosa rappresentava il promontorio del Circeo per gli Etruschi? Gli studiosi hanno avanzato diverse ipotesi sulla funzione strategica ed economica di questo luogo nell’ambito etrusco, tenendo conto della sua collocazione geografica e delle vicende storiche note:
- Scalo commerciale marittimo: La posizione del Circeo, sporgente sul Mar Tirreno tra l’Etruria a nord e la Campania a sud, ne faceva un potenziale porto naturale o emporio. Il promontorio offre approdi relativamente riparati e domina l’accesso al Golfo di Gaeta e alle isole Pontine. È stato ipotizzato che gli Etruschi abbiano utilizzato il Circeo per soste lungo le rotte navali verso sud e per scambiare merci con altre popolazioni italiche e con le colonie greche campaneresearchgate.net. La ricerca archeologica ha infatti suggerito che il Circeo abbia svolto per secoli un’importante funzione di scalo: la presenza di approdi multipli lungo la costa circea avrebbe facilitato il traffico di beni (ad esempio metalli, sale, prodotti agricoli)researchgate.net. In quest’ottica, il Circeo sarebbe stato una stazione commerciale costiera degli Etruschi, analoga – sebbene in scala minore – agli empori noti di Gravisca (porto di Tarquinia) e Pyrgi (porto di Cerveteri).
- Avamposto militare e difensivo: Un’altra funzione chiave poteva essere quella di presidio strategico. Il Circeo è un promontorio isolato che domina la pianura pontina e il litorale: controllarlo significava sorvegliare sia le vie di terra (l’accesso al Latium Vetus da sud) sia le rotte marittime costiere. La colonia fondata da Tarquinio il Superbo a Circeii viene interpretata proprio in questo senso: un avamposto fortificato per difendere il confine meridionale del Latium e proteggere Roma e l’Etruria dagli attacchi dei Volsci e dalle incursioni di altre popolazioniit.wikipedia.org. Livio riferisce esplicitamente che Tarquinio inviò coloni a Circeii “perché fossero di presidio sulla terra e sul mare”it.wikipedia.org. Ciò evidenzia la duplice valenza strategica del sito: forte costiero (una sorta di “testa di ponte” militare sul mare) e colonia di popolamento in territorio conteso. Dopo la cacciata dei Tarquini e l’indebolimento etrusco, il Circeo fu probabilmente perduto a favore dei Volsci intorno al V secolo a.C.circei.it, segno che il controllo di questo punto era considerato vitale dalle potenze dell’epoca. Anche in età romana repubblicana, Circeii continuò ad avere un ruolo difensivo: fu colonizzata nuovamente dai Romani nel 393 a.C. e munita di solide mura, analoghe a quelle di altri avamposti latini come Norba o Artena.
- Punto di contatto culturale e mitologico: Sebbene meno concreta, va citata anche un’ipotesi di carattere culturale. Il promontorio del Circeo era già in età arcaica avvolto da leggende greche (la maga Circe dell’Odissea vi sarebbe vissuta) e costituiva un luogo di frontiera tra il mondo etrusco-latino e quello campano-greco. Gli Etruschi, che assorbirono molti influssi greci, potrebbero aver attribuito al Circeo anche un valore religioso o simbolico lungo le loro rotte. Non a caso, in epoca romana sul monte sorse un importante santuario dedicato a Venere (erede del culto di Circe). Inoltre, l’iconografia etrusca testimonia interesse per i miti del Circeo: ad esempio, vasi etruschi a figure rosse dal V-IV secolo a.C. rappresentano scene del mito di Circe tratte dall’Odisseaacademia.edu. Ciò indica che il sito circeo era ben presente nell’immaginario etrusco-italico come luogo leggendario dell’estremo Lazio. Questa dimensione mitica, pur non direttamente legata a funzioni pratiche, potrebbe aver rafforzato l’importanza del luogo agli occhi delle élite etrusche.
Il Circeo per gli Etruschi fu verosimilmente un piccolo tassello di una strategia più ampia lungo la costa tirrenica: un porto di passaggio, una postazione di confine e un luogo conosciuto nelle narrazioni. Tutte queste funzioni non si escludono a vicenda e anzi possono essersi sovrapposte nel breve periodo (forse pochi decenni) in cui l’influenza etrusca si fece sentire nell’area, prima dell’avvento definitivo dei Volsci e di Roma.
Riferimenti cartografici storici e moderni
Mappa schematica dell’Etruria e del Latium vetus (inizi III sec. a.C.). Nella cartina sono indicati i principali centri etruschi (in rosso) e le colonie romane/latine (in blu) dell’Italia centrale arcaica. Circeii (Cerchiato in basso a destra) appare sul limite meridionale della presenza etrusca, sulla costa tirrenica a sud di Tarracina/Anxur e non lontano dal confine con le terre volsco-campane.
Le fonti antiche e le mappe storiche confermano che Circeii e Terracina facevano parte del panorama geopolitico al tramonto dell’epoca etrusca e all’alba di Roma. Ad esempio, Polibio menziona Terracina (Anxur) già nel primo trattato tra Roma e Cartagine del 509 a.C., segno che poco dopo la caduta di Tarquinio la città era considerata in orbita romanait.wikipedia.orgit.wikipedia.org. La stessa Circeii viene citata nelle cronache belliche: Diodoro Siculo ricorda che i Romani dovettero riconquistare il territorio del Circeo nel 393 a.C. scacciandone i Volsciparcocirceo.it. Cartograficamente, Circeii figura in seguito in itinerari e documenti romani (come la Tabula Peutingeriana, che riporta le stazioni lungo la Via Appia). Sebbene ciò attesti soprattutto la fase romana, indirettamente conferma che Circeii fu un insediamento costiero di rilievo già in precedenza, altrimenti Roma non vi avrebbe dedotto colonie né l’avrebbe fortificato.
Le mappe moderne archeologiche evidenziano l’anomalia di Circeii rispetto ai maggiori centri etruschi: se si disegna la diffusione della civiltà etrusca, il Circeo appare come un estremo avamposto meridionale. Gli Etruschi classici dominarono infatti l’Etruria (Toscana, alto Lazio) e fondarono città costiere poste solitamente qualche chilometro nell’entroterra, dotandole di porti specifici: Caere (Cerveteri) aveva il porto di Pyrgi, Tarchna (Tarquinia) aveva lo scalo di Gravisca, Velch (Vulci) disponeva del porto di Regisvilla presso la foce dell’Arroneit.wikipedia.org. Solo Populonia (Pupluna), in Toscana, sorse direttamente sul mare ed era un importantissimo centro metallurgico e commerciale affacciato sul golfo di Barattiit.wikipedia.orgit.wikipedia.org. In Lazio meridionale, oltre il Tevere, non vi erano vere città etrusche costiere: la presenza etrusca si manifestò piuttosto tramite colonie o punti d’appoggio in territori altrui (Latini, Volsci, Ausoni). In quest’ottica, Circeii e Terracina rappresentano proprio due di questi punti d’appoggio, frutto dell’espansione etrusca nel VI secolo a.C. sotto la guida dei Tarquiniit.wikipedia.org. Tale espansione spinse gli Etruschi fino a lambire la Campania: ricordiamo che nel medesimo periodo essi controllavano città come Capua e Pontecagnano nel golfo di Napoliit.wikipedia.org. Il territorio del Circeo era quindi un naturale “ponte” lungo la costa tirrenica, a metà strada tra l’Etruria settentrionale e le colonie etrusche in Campania. Le cartine storiche che mostrano l’Etruria Meridionale includono spesso Circeii come estremo punto a sud-ovest del dominio etrusco, confinante con il Latium antiquum e le terre volsche. Questa collocazione marginale spiega perché le tracce archeologiche etrusche al Circeo siano esigue: il sito era probabilmente poco più di una piccola fortezza portuale, rispetto ai grandi centri urbani etruschi ricchi di templi e necropoli.
In conclusione, il confronto con altri insediamenti costieri etruschi evidenzia come Circeii fosse un caso peculiare: non una fiorente città etrusca sul mare, ma piuttosto un avamposto di frontiera, utile ai Tirreni per estendere temporaneamente il loro controllo politico e commerciale verso sud. Mentre centri come Pyrgi o Populonia prosperarono per secoli grazie al sostegno diretto di potenti città madri, Circeii ebbe probabilmente vita breve e travagliata – conteso fra Etruschi, Latini, Volsci e infine Romani. Questo spiega perché le tracce archeologiche etrusche al Circeo siano limitate a pochi reperti e strutture: l’eredità etrusca sopravvive soprattutto nei nomi (come Terracina/Trachna) e nelle fonti storiche, più che in ricche tombe o monumenti. Ciò non toglie fascino all’ipotesi che, per un breve momento della storia antica, anche l’aspra rocca del Circeo abbia parlato la lingua degli Etruschi e abbia fatto parte, sia pur perifericamente, del grande mosaico della civiltà etrusca in Italia.
Fonti: Le informazioni riportate provengono da studi archeologici e storici sul Circeo e l’Etruria meridionale, incluse pubblicazioni del Parco Nazionale del Circeoparcocirceo.itparcocirceo.it, contributi accademici recentiresearchgate.net, nonché dalle opere di autori antichi come Tito Livio e Dionigi di Alicarnasso citate in traduzioneit.wikipedia.orgcircei.it. Ulteriori riferimenti sono tratti da enciclopedie e siti istituzionali (ad es. Wikipedia con fonti accademiche incorporate) per dati toponomastici e storico-cartograficiit.wikipedia.orgit.wikipedia.org. Queste fonti concordano nel tracciare un quadro rigoroso ma equilibrato della problematica, unendo il rigore scientifico alla divulgazione accessibile. In assenza di prove definitive, il dibattito resta aperto, ma il Circeo etrusco emerge come una realtà storica possibile e supportata da indizi plurimi, sebbene ancora in attesa di piena conferma archeologica.
L'Alabastro del Circeo
Il Monte Circeo è stato sempre una ricca fonte per l'estrazione delle pietre e soprattutto dell'alabastro. Un minerale prodotto dal lento deposito di carbonato di calcio. Sembra certo che gli etruschi abbiano sfruttato la Cava di Alabastro del Quarto Caldo. La particolarità di questo tipo di materiale dalla grana fine e di una una delicata colorazione bianco-gialla, unica nel suo genere, è stata riscontrata nella realizzazione di oggetti finemente lavorati rinvenuti nelle tombe etrusce (Fonteanive). L'alabastro del Circeo sarebbe stato molto utilizzato prima dell'introduzione del marmo lunense nell'Etruria meridionale.La bellezza degli Alabastri-Onici, debbono avere sicuramente attratto l'attenzione anche degli antichi Romani dal momento che di tale materiale se ne osservano tracce nei più celebri monumenti dell'Urbe e del Lazio.
Successivamente si ebbe una lunga stasi, fino alla fine del 1500, dell'estrazione e dell'uso di questo materiale dato che poche tracce si hanno all'infuori di qualche accenno in rarissimi libri. Per l'utilizzazione di questo materiale vi fu una ripresa tra il principio del XVI Secolo e la fine del XVIII, come lo attestano le varie applicazioni in alcuni templi religiosi come le Basiliche di San Pietro, San Paolo, Santa Maria Maggiore e altre chiese minori a Roma.
L'importanza del giacimento e dei massi che venivano estratti dalla montagna era tale da consentire di poter fornire materiale per qualsiasi lavoro edilizio, arredamento e di soprammobili, compresi grandi basamenti, pilastri, colonne etc.
Il sarcofago costruito con il presunto marmo del Circeo
Sarcofago in marmo del Circeo con rilievo policromo del defunto sul coperchio, proveniente dalla Necropoli della Banditaccia di Cerveteri, risalente al IV secolo a.C. (Musei Vaticani). Questo reperto potrebbe costituire una prova definitiva della presenza etrusca nel Circeo. Tuttavia, emergono due dubbi principali: esistono cave di "marmo" nel Circeo, o forse si intende alabastro? E come si può stabilire scientificamente la provenienza di un minerale in base alla sua qualità? Nel promontorio esistono fondamentalmente due tipi di alabastro, entrambi molto particolari per composizione e caratteristiche. Uno di questi potrebbe essere il "Ghiaccione", il materiale da cui sembra scolpito il sarcofago etrusco?
Sarcofago in marmo del Circeo con rilievo policromo del defunto sul coperchio, proveniente dalla Necropoli della Banditaccia di Cerveteri, risalente al IV secolo a.C. (Musei Vaticani). Questo reperto potrebbe costituire una prova definitiva della presenza etrusca nel Circeo. Tuttavia, emergono due dubbi principali: esistono cave di "marmo" nel Circeo, o forse si intende alabastro? E come si può stabilire scientificamente la provenienza di un minerale in base alla sua qualità? Nel promontorio esistono fondamentalmente due tipi di alabastro, entrambi molto particolari per composizione e caratteristiche. Uno di questi potrebbe essere il "Ghiaccione", il materiale da cui sembra scolpito il sarcofago etrusco?
13 agosto 2024 | agg.2, 3 luglio 2025 | agg.3