Battaglia di Capo Circeo
Roma e la campagna romana, nel IX secolo d.Cr., erano esposte alle scorrerie dei Saraceni. Non era ancora stata dimenticato l'attacco dell'846 durante il quale furono saccheggiate la Basilica di San Paolo fuori le mura e quella di San Pietro in Vaticano con la profanazione della tomba del primo degli Apostoli. Le scorrerie musulmane interessavano nell’entroterra anche la città di Anagni, ed erano state costanti a Terracina e nel territorio del Circeo. In questo periodo storico il Promontorio restò del tutto privo di difese e quindi abbadonato.
L'autorità imperiale era troppo debole perché potesse inviare un esercito a difendere la Santa Sede e l'Italia meridionale. Neanche i vari feudatari italiani. Nell'876 i saraceni saccheggiarono la Sabina e la città di Velletri, situata a soli 40 km da Roma. Inoltre insediarono una loro base permanente nel Sud Italia ad Agropoli. Le città di Napoli, Salerno, Amalfi, Capua e Gaeta si dichiarano alleate dei saraceni.
I Saraceni di setta maomettana, che sin dall'anno 121 erano penetratiin Sicilia, giunsero per via di mare sulle coste del Circeo nell'anno 846:"...apparve nel Cielo di Terracina e il Circeo il sole molto oscurato; questo fenomeno fu interpretato dai Circellesi qual prestigio di futuri mali, come infatti non equivocarono." [1]
"...e dopo aver depredata la vicina isola di Ponza, e condotti via come schiavi tutti i suoi abitanti, praticarono simile bottino nella decaduta città Circea, che distrussero unitamente al Fortino giacente sulla vetta del monte, dimodochè fu quella l'ultima epoca della sua esistenza.
1. Hieronymus Bardus, Chronologia
2. Contatore
3. Giuseppe Capponi
29 aprile 2017 | agg.1