Le vie d'Italia. Una guida turistica - Circeo - Storia e Leggenda

Storia e Leggenda del Circeo
Vai ai contenuti

Le vie d'Italia. Una guida turistica

Rivista mensile del Touring Club Italiano - N.9 Settembre 1931
Ing. G. Cardinale

UNA GEMMA COSTIERA DEL LAZIO
MONTE  CIRCEO

Fra le incantevoli località alle quali si può giungere facilmente dall'Urbe, va ricordato il Monte Circeo che si erge come un gigantesco cetaceo tra il mare e le Paludi Pontine. Dista poco più di cento chilometri da Roma, alla quale è congiunto da una bella e ben sistemata carrozzabile che contribuisce notevolmente al suo incremento turistico, com'è dimostrato dal numero ognor crescente degli ospiti e visitatori. Non mancano, tra questi, elementi intellettuali interessati al Circeo dalle recenti indagini archeologiche. Attraenti sono infatti le vicende storiche e mitologiche di questa località, nella quale la leggenda omerica poneva la dimora della maga Circe.

Arrivammo all'isola Eea, dove aveva dimora Circe, dai riccioli biondi, terribile diva, canora.

Così narra, nel Canto X dell'Odissea (versione di M. De Szombately) Ulisse, al quale il Circeo apparve come un'isola circondata da vasta distesa di acqua :

...salita una vetta rocciosa, m'accorsi
essere un'isola questa, recinta da mare infinito.


Si dovrebbe dunque inferirne che ai tempi di Troia il mare giungesse sino ai monti Lepini, ricoprendo tutta la plaga delle Pontine. Anche Plinio il Vecchio era di questo parere; ma non così la pensava, tra gli altri, Cluve-rio, il quale attribuiva l'immagine omerica a puro estro poetico, mentre Teofrasto, tenendo una onesta via di mezzo, asseriva che il Circeo era allora effettivamente un'isola, ma separata dal continente da un breve tratto di mare. Sulla più alta vetta del promontorio trovavasi, all'epoca di Cicerone, il tempio di Circe, che, secondo la leggenda, conservava i rostri della nave di Ulisse e la tazza nella quale la maga avrebbe propinato invano all'Eroe il beveraggio dell'incantesimo.

Ed in un calice d'oro mi   die la mistura da bere, e le sue erbe v'infuse, tramando malanni nel cuore.

Quivi si svolgevano le famose feste in onore di Circe, alle quali convenivano tutti gli abitanti dell'antico Lazio.

Ai, piedi del monte è un antico acquedotto costruito nell'anno 78 d. C.  da Gneo Domitio Amandio, e rimasto per 20 secoli coperto da un banco di sabbia sotto cui lo scoprì nel 1904 il dott. Pietro Cardinale. Le sue acque si sono rivelate, all'analisi, amminerali e dotate di1 un eccezionale potere diuretico, tanto che numerosi sono ora i sanitari che le raccomandano e gli ammalati che attingono ad esse salute e ristoro. Tanto più che esse sgorgano in una località che appaga le più squisite esigenze dell'occhio e dello spirito, all'ombra di querce secolari, in cospetto di un ma gnifico panorama. Dalla fonte Bagnara — alla quale si giunge ora per un'ampia strada che si stacca, al bivio della Cona, dalla provinciale S.Felice-Terracina — si scopre infatti la vetta del Circeo, il mare, il lago di Paola contornato da un mera viglioso bosco di querce, già dichiarato patrimonio artistico, l'intera pianura pontina limitata dalla catena dei monti Lepini fino al Fisco Montano. Dalla parte del mare una collana di scogli superbi e di bizzarre grotte inquadra il Circeo in una visione grandiosa.
Oltre alle buone strade che si irradiano dal paese, una fitta rete di sentieri nei punti più pittoreschi consente il più completo ed agevole godimento del paesaggio. La strada che dal paese di S. Felice sale al semaforo (m. 451 sul mare), disegnando grandi curve, scopre agli occhi attoniti del viandante un meraviglioso scenario che nessun pittore, per quanta fantasia e sensibilità cromatica possa avere, riuscirebbe forse a rendere in tutta la sua aerea magnificenza : sono gioconde vedute di




mare, di golfi, di isole, di campi verdeggianti; poi ecco più lungi il Vesuvio, Ischia, Ponza, Porto d'Anzio, punti salienti di un magico cerchio. Si consideri che la vetta del Monte Circeo, dove sorgono le rovine di quello che si vorrebbe riconoscere per il Tempio del Sole, è l'unica dalla quale possano scorgersi simultaneamente, da una parte il Vesuvio, dall'altra, la cupola di San Pietro.
Per la mitezza del clima, per la naturale bellezza, la plaga di Circeo era ambito luogo di villeggiatura dei facoltosi Quiriti i quali vi avevano le proprie ville e le proprie riserve di caccia e di pesca.
Era facilmente prevedi bile che questo lembo di terra così diletto ai Romani, cantato da poeti di ogni tempo, da Virgilio, ali ' Aleardi, al D'Annunzio, celebrato sempre come una oasi di rara bellezza e di squisita pace, avrebbe trovato il modo di risorgere e di affermarsi nuovamente.
La diffusione dell' automobile ha giovato moltissimo alla sua conoscenza, perché il viaggio per la rotabile Roma-Velletri-Terracina-Circeo è piacevolmente variato nel percorso, con incantevoli visioni panoramiche. Ma v'è di più : fra pochi mesi, in virtù delle opere ammirevoli che si vanno compiendo per la redenzione delle Paludi Pontine, una nuova strada costeggiante il litorale da Anzio al Circeo (viale Mussolini) ridurrà a 78 chilometri la distanza che separa questo monte da Roma.
Appollaiato sul lato  sud  del  promontorio, a 96 metri sul livello del mare, sta il paese di S. Felice, circondato da vigneti e da fitti boschi di lerici. Esso venne via via formandosi intorno alle rovine di un castello che nel medioevo appartenne successivamente ai Templari, ai Caetani e agli Orsini; ora è provvisto di ufficio postale di prima classe, di telefono, di illu-minazione elettrica ed è unito alla stazione ferroviaria a mezzo di un comodo servizio di autobus.
Con dieci minuti di cammino si va dal paese al lido, che presenta una spiaggia bellissima dalla sabbia fine e delicata, mentre verso ponente, alla morbida sinuo-sità della spiaggia succede, con suggestivo contrasto, una scogliera alta e frastagliata che ricorda le coste della Liguria e della Campania, II promontorio Circeo, che può definirsi la Capri del Lazio per analogie geologiche, cli-matiche e panoramiche, ha avuto dalla natura doni doviziosi e fecondi : la bellezza del cielo, l'incanto del mare, la dolcezza del clima integrata da quelle speciali emanazioni delle sue rocce che influenzano l'organismo in modo veramente benefico.
È con un senso di grata meraviglia che si assiste alla resurrezione di questa plaga sino a ieri sterile e deserta; resurrezione che trarrà particolare incremento dalla costruzione della nuova strada litoranea, che la collegherà più rapidamente con l'Urbe.


27 agosto 2012 | agg.1

Torna ai contenuti