L'esercito di re Alfonso V d'Aragona conquista e distrugge il castello di San Felice - Circeo - Storia e Leggenda

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L'esercito di re Alfonso V d'Aragona conquista e distrugge il castello di San Felice

Alfonso V d'Aragona. Alfonso di Trastámara, detto il Magnanimo (Medina del Campo, 1394 – Napoli, 27 giugno 1458), fu un principe della casa reale di Castiglia, re di Napoli dal 1442 al 1458. Fu il capostipite del ramo aragonese di Napoli [1].
Nel 1434, quando il duca di Calabria Luigi III d'Angiò morì, Giovanna II nominò suo successore il fratello di Luigi, Renato d'Angiò, e quando la regina stessa, nel febbraio del 1435, morì, lasciò il regno a Renato. Ma papa Eugenio IV
, signore feudale del Regno di Napoli, non diede il suo gradimento e Alfonso, accompagnato dai fratelli Giovanni ed Enrico, a cui si unì anche Pietro, tornò nel Napoletano, occupò Capua e pose l'assedio a Gaeta; poi la flotta aragonese affrontò la flotta genovese che, per conto del Visconti, andava a portare vettovaglie agli assediati di Gaeta, ma Alfonso e i suoi fratelli, alla battaglia di Ponza, furono sconfitti e fatti prigionieri dai Genovesi [1].
Catturato dal genovese Biagio Assereto, Alfonso fu consegnato al duca di Milano, Filippo Maria Visconti, per conto del quale la flotta genovese si era recata a Gaeta, e venne imprigionato. Quando ottenne di essere ricevuto dal duca, nell'ottobre di quello stesso anno, Alfonso riuscì a persuadere il suo carceriere a lasciare andare liberi lui e i suoi fratelli senza il pagamento di alcun riscatto e convincendolo che era interesse di Milano non impedire la vittoria della parte aragonese a Napoli, riconoscendolo già re di Napoli.
Nel 1436, con il fratello Pietro, Alfonso rioccupò Capua e si impossessò di Gaeta, mentre i fratelli Giovanni ed Enrico rientravano in Aragona. Attaccato dall'esercito pontificio, riuscì a contenere l'avanzata delle truppe del papa nel regno di Napoli, corrompendo il suo comandante, il cardinale Giovanni Vitelleschi. Nel 1438 tentò di mettere l'assedio a Napoli dove risiedeva Renato d'Angiò, ma fallì e il fratello Pietro perse la vita. Dopo che nel dicembre del 1439 era morto il comandante delle truppe angioine, Jacopo Caldora, le sorti della guerra volsero a favore di Alfonso, che occupò Aversa, Salerno, Benevento, Manfredonia e Bitonto (1440), praticamente riducendo Renato al solo Abruzzo e alla città di Napoli; il papa inviò un contingente di 10.000 uomini in aiuto a Renato, ma il comandante si fece corrompere da Alfonso. Il 10 novembre 1441 Alfonso mise sotto assedio Napoli, che cadde il 2 giugno del 1442, dopo che Renato d'Angiò aveva abbandonato la città.

Onorato Caetani era considerato dall'Aragonese un ribelle e come tale combattuto: più volte Alfonso minacciò Sermoneta e nel 1441 Occupò San Felice, deportandone gli abitanti a Terracina. Successivamente il contrasto si attenuò, grazie anche alla mediazione del duca di Milano; restò comunque immutato l'odio tra il C. e l'altro Onorato, signore di Fondi, sostenitore fedelissimo di re Alfonso.

In questo contesto storico Alfonso V, dopo essersi impadronito di Terracina, decise di radere al suolo (1441) il castello di San Felice alle dipendenze di Onorato Caetani, Conte di Fondi, leale allo Stato Pontificio. Riuscito vano il tentativo di occupare Sermoneta, il re di Napoli, per rappresaglia, dilagò nella piana pontina razziando il territorio e alla fine occupò San Felice distruggendo l'intero villaggio riducendo in schiavitù la popolazione. I sanfeliciani resistettero per quanto possibile, coloro che sfuggirono alla prigonia si rifugiarono a Terracina [2]. Probabilmente le truppe Aragonesi si fecero strada, a colpi di cannone, attraverso una breccia nelle mura del castello, dove attualmente si trova Vigna alla Corte.
In pochi mesi Alfonso, dopo aver dichiarato l'unione del Regno di Sicilia con il Regno di Napoli, il 26 febbraio del 1443 fece il suo ingresso trionfale in Napoli. Nel giugno del 1443, il papa Eugenio IV gli riconobbe il diritto di regnare anche sul regno di Napoli, riconoscendo il Regno delle due Sicilie
[1].


1441 fu occupato e raso al suolo dal re di Napoli Alfonso V d’Aragona, in guerra con papa Eugenio IV


1. Guillaume Mollat, I papa di Avignone il grande scisma, in Storia del mondo medievale
2. Gelasio Caetani, Domus Caietana, Libro II


13 marzo 2013 | agg.1

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