I Pirati Saraceni - Circeo - Storia e Leggenda

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I Pirati Saraceni

Dopo l'anno 1.000, nonostante: le Crociate tese a contrastare la sua avanzata, la flotta navale dei Templari (che furono sciolti poco dopo il 1300) e i successivi modesti sforzi di una cristianità disunita e concentrata in giochi di potere, l'impero Turco allargò man mano i suoi possedimenti giungendo sempre più a minacciare l'Europa Cristiana. Nel 1453 cadde Costantinopoli (ultimo atto dell'Impero Romano d'Oriente), nel 1499 i Veneziani persero Lepanto (antica Naupatto), nel 1523 Solimano il grande (Suliman II) conquistò Rodi, nel 1526 l'Ungheria finì sotto il dominio ottomano.

L'offensiva Turca assumeva sempre più l'aspetto di una manovra a tanaglia tesa a stritolare l'Europa: si pensi che l'impero della mezza luna arrivò sino a minacciare le porte di Vienna!. La prima battuta d'arresto avvenne con il fallimento della presa di Malta che fu strenuamente difesa dagli omonimi Cavalieri. Seguì, però, la caduta di Chio e Cipro. Nel Mediterraneo i Turchi con azioni di disturbo di "pirati" fiaccavano il commercio delle nazioni nemiche, in particolare tra la Spagna e l'Italia. Ben presto, presero di mira il naviglio della Chiesa che come tale rappresentava l'antagonista religioso per eccellenza - la cristianità, nonché, cercarono d'impedire poi l'espansione delle Repubbliche Marinare.

I paesi rivieraschi del Tirreno (in particolare ricompresi dalla Sicilia sino alla Toscana), aggiunsero alle loro difese delle torri d'avvistamento, ma molti borghi marittimi furono abbandonati dalle popolazioni che si rifugiarono in città più grandi o sui monti. Purtroppo molti piccoli paesi in prossimità delle coste furono devastati con la susseguente deportazione degli abitanti in schiavitù. L'audacia dei "corsari nord-africani", l'aumentare di casi di cristiani che si convertivano all'Islam e il pericolo ormai ben palese che l'intera Europa soccombesse, permise a Papa Pio V di far confluire in una "Lega Santa", tra gli altri, Veneziani e Spagnoli tutti per combattere il comune nemico. Nell'ottobre del 1571 si riunì a Messina la flotta cristiana sotto il comando di Don Giovanni d'Austria, fratellastro di Filippo II di Spagna: erano quelli i giorni in cui la fortezza veneziana di Famagosta cadeva in mano turca.

La potente flotta cristiana, il 7 ottobre 1571, nelle acque antistanti Lepanto, si scontrò con quella altrettanto imponente dei musulmani e vinse. Da quel momento l'impero Turco andò verso un lento e secolare declino sino alla sua scomparsa nel 1918.

Curiosità e cifre

I pirati musulmani erano marinai audacissimi, molti dei quali rinnegati dalla cristianità, si ricorda Uluch Alì detto "Occhiali" - forse un ex frate (tale Galeani), Mehemet soraq detto "Scirocco" e il più temerario e famoso Khara Khodja conosciuto come "Caracosa". Pirati come questi imperversarono spesso le isole Pontine in cerca di prede o per rifornirsi d'acqua e viveri (le galere avevano un'autonomia di 6-8 giorni perché costruite per la battagliare ed erano prive di magazzini). Questo perché l'opportunità di nascondersi nelle piccole rade di Ponza, Ventotene, etc. per attaccare navigli indifesi diretti a Roma o Napoli, oltreché depredare abitati della coste pontificie o delle due Sicilie era molto allettanti.
Gli Ottomani conoscevano bene la volta celeste e le scienze matematiche, cultura che ben applicarono nella navigazione. Lo sviluppo della tecnologia nel costruire armi non fu eguale. Infatti, pur adottando un arco perfezionato per tiri di lunga gittata e artiglieria pesante che aveva stupito nell'abbattere le mura di Costantinopoli, non migliorarono nel produrre armi da fuoco leggere o pesanti: presto furono superati dagli Europei che crearono vascelli migliori ed armati con nuove armi più precise e leggere. Di particolare funzionalità furono quelli dei Veneziani realizzati nelle loro tre grandi fabbriche "arsenali" di Venezia, Candia e Canea.

Le forze dei contendenti nella battaglia di Lepanto erano:

Cristiani: 30.000 soldati e 80.000 tra marinai e rematori, tutti imbarcati su 208 galere rispettivamente: spagnole (comandante Don Giovanni d'Austria), veneziane (c.te Sebastiano Venier, duca di Candia), pontificie (c.te Marcantonio Colonna), genovesi (c.te Giannandrea Doria), sabaude e Maltesi, oltreché, sei galeazze venete (c.te Agostino Barbarigo) e 78 tra galeoni e brigantini.

Turchi: schierarono circa 270 tra galere e galeotte complete d'equipaggio che poteva annoverare dai 180 ai 250 rematori (tutti schiavi cristiani) e soldati (giannizzeri) sino a 400 per imbarcazione: il loro comandante Al' Mehemet Pascià era considerato imbattibile perché in possesso di un prezioso amuleto che altro non era che un dente canino destro di Maometto). La battaglia di Lepanto è l'ultimo scontro in mare che vedrà impiegate navi a remi. In tal frangente morirono circa 8.000 cristiani e oltre 25.000 musulmani, ma furono liberati 12.000 schiavi cristiani incatenati al remo.

Il Comandante Venier, titolato "capitan generale da mar", sebbene d'anni 75, era responsabile della flotta veneziana e non disdegnò di prendere parte attiva alla battaglia esponendosi a dardi e ogni altro pericolo dell'arrembaggio. Tra i feriti spagnoli, ci fu un certo Miguel de Cervantes che immobilizzato per sempre in un braccio lasciò la carriera delle armi per scrivere il capolavoro Don Chisciotte della Mancia. Dopo la battaglia di Lepanto l'influenza turca nel Mediterraneo diminuì notevolmente, ma i "pirati saraceni" continuarono ad esistere sino alla fine del 1800, quando la flotta inglese predominò incontrastata nel "mare nostrun".

agg.1 14.05.2003

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