L'antico acquedotto di Circei - Circeo - Storia e Leggenda

Storia e Leggenda del Circeo
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L'antico acquedotto di Circei

Il centro abitato di Circei comincia ad urbanizzarsi a partire dal I secolo a.Cr. dopo le guerre sociali e l'ottenimento della cittadinanza romana e il titolo di Municipio. L'antico aquedotto è un opera idraulica di epoca romana databile ai I secolo d.Cr. [1] Si tratta di un sistema di canali, bacini di raccolta, tunnel sotterani e derivazioni in tubatura i quali fornivano l'approvvigionamento idrico soprattutto del centro storico di San Felice Circeo. Attualmente è sfruttato per alimentare una fontana.


In origine l'acquedotto doveva servire alcune ville romane attorno al Promuntur Veneris, la zona sud-ovest del paese, come per esempio la cosidetta villa dei Quattro Venti ove sono presenti alcune cisterne. 


I Romani hanno costruito numerosi acquedotti per portare acqua da sorgenti distanti nelle loro città, rifornendo thermae, latrine, fontane e abitazioni private. Gli acquedotti spostavano acqua solo per gravità, essendo costruiti con una leggera pendenza verso il basso all'interno di condotti di pietra, mattoni o cemento. La maggior parte erano sepolti sotto terra, e seguivano i suoi contorni; dei picchi che ostruivano furono aggirati o, meno spesso, forati con un tunnel. [2]


Si ha notizia del restauro dell'acquedotto che forniva la pubblica fontana del paese nel 1824 a cura della Reverenda Camera Apostolica.


La scoperta casuale del canale e quindi dell'acquedotto risale al 1908, quando si eseguirono alcuni lavori per il ripristino dell'acqua potabile. L'anno seguente l'acquedotto fu sistemato e la volta rinforzata in alcuni tratti e ripristinato il normale approvigionamento idrico dell'attuale centro storico fino al 1934, quando una frana ne richiese un'ulturiore manutenzione. Altri lavori sono registrati durante la Seconda Guerra Mondiale.


Nell'anno 1992 circa lo studioso locale Corrado Sampieri ne ha studiato ed esplorato il canale e nel 2000 il dott. Luca Bessanello dell''Univerità di Bolgna. Lo speco è accessibile attraverso un tombino, si scende per circa tre metri per poi introdursi all'interno del sistema dei tunnel attraverso un passaggio alto 1,5 metri.


1. Corrado Sampieri

2. Wikipedia

10 novembre 2015 | agg.0
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