La Seconda Guerra Sannitica - 314 a.Cr. Battaglia di Terracina - Circeo - Storia e Leggenda

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La Seconda Guerra Sannitica - 314 a.Cr. Battaglia di Terracina

La pace con i sanniti, ristabilita nel 341 a.c., non era destinata a durare a lungo: la politica espansionistica di Roma verso il Sud, favorita anche dal continuo clima di conflittualità tra la stessa e i popoli latini, aveva creato un clima di preoccupazione e ostilità da parte della confederazione dei popoli del Sannio.

Lo stanziamento di una colonia romana, presso Fregelle, era stato considerato dai sanniti come un atto ostile e come una aperta violazione del trattato di pace che legava Roma alla confederazione sannita. Infatti Fregelle era stata distrutta pochi anni prima dagli stessi sanniti, che l'avevano strappata ai volsci; inoltre la città si trovava a sud del fiume Liri, in quella che i sanniti consideravano la loro area d'influenza.

Ma l'episodio chiave che trasformò l'ostilità e la diffidenza in uno scontro difficilmente sanabile, fu quello connesso con la città di Palepoli (secondo la versione di Tito Livio una città nelle vicinanze di Napoli - per altri storici si trattava proprio di Napoli) la quale era abitata dal popolo di Cuma, di origine greca. I Cumani commisero una serie di atti ostili contro cittadini romani

che abitavano nel territorio della Campania. Questi atti avevano provocato la reazione dei romani, i quali avevano inviato le proprie truppe ad assediare Palepoli, sotto la guida del console Quinto Publicio. Ma mentre le truppe si acquartieravano fuori città, i Palepolani accoglievano entro le mura, 4000 soldati sannitici.

Si tentò allora una nuova mediazione tra romani e sanniti, ma la stessa si rilevò impossibile visto che proprio i sanniti indicarono con decisione la guerra come unica soluzione praticabile per derimere il conflitto tra i due popoli.

Il fronte del 315 a.C. si rivelò troppo dispersivo per le forze romane. Gli eserciti consolari erano impegnati con Papirio Cursore in Apulia, Publilio Filone in Campania e Quinto Fabio Rulliano a Satricum e nella valle del Liri. Sia in Apulia che a Satricum i romani ebbero la meglio ma, in Campania, i Sanniti sconfissero l'esercito di Publilio Filone e puntarono a nord verso il Lazio. A capo di questo esercito meddiceo vi era Gavio Ponzio, l'eroe delle Forche Caudine. Avvertito della disfatta di Filone, Quinto Fabio Rulliano, che era il più vicino per intercettare l'esercito sannita, dovette assumersi l'arduo compito di fermare le schiere di Gavio Ponzio. Il console Rulliano decise così di tagliare la strada al "meddix", impedendogli di risalire il Lazio e per questo motivo si preoccupò di presidiare il percorso più interno alla penisola (quello che in seguito divenne la Via Latina), lasciando che il suo "magister equitum" Quinto Aulio Cerretano presidiasse il percorso costiero (quello che in seguito divenne la Via Appia) accampandosi presso Tarracina, in seguito definite le Termopili d'Italia.


1 - Le schiere di Quinto Fabio Rulliano
2 - Le schiere di Quinto Aulio Cerretano


Gavio Ponzio raggiunse la zona settentrionale della pianura campana molto rapidamente e dovette decidere se puntare subito verso Roma passando per la valle del fiume Sacco oppure chiudere il passaggio ai Romani, precludendogli l'intero sud della penisola presidiando la gola tra i monti Ausoni e gli Aurunci. Il condottiero sannita decise per questa seconda soluzione e si trovò di fronte le schiere di Aulio Cerretano a Lautule (vicino l'odierna Terracina). Lo scontro fu lungo ed aspro ed i Sanniti, per lo più gli stessi guerrieri reduci dalle battaglie vittoriose delle Forche Caudine, ebbero la meglio. Lo stesso Aulio Cerretano cadde durante il combattimento. Con questa vittoria i Sanniti tagliarono in due il Lazio. Subito dopo Gavio Ponzio ed il suo esercito si spostarono verso i territori settentrionali prossimi a Roma, mettendo a ferro e fuoco molte città del Lazio ed arrivando fino ad Ardea. Nel frattempo gli ambasciatori sanniti fecero opera di persuazione nei territori meridionali, convincendo gli Aurunci ed i Campani ad insorgere contro i Romani. Quinto Fabio Rulliano, dopo la disfatta di Lautule, si era precipitato a Roma con l'intero esercito per difenderla, lasciando totalmente sguarnita l'intera valle del Liri e, di conseguenza, lasciando campo libero alle schiere dei Sanniti.

Ma la guerra continuò ancora, e i romani dovettero preoccuparsi delle ribellioni di altri popoli, come quella dei Campani presso Terracina e degli Etruschi che attaccarono Sutri, ribellioni che i romani repressero con forza. Altre città fecero le spese della determinazione dell'esercito romano tra le quali: Sora, Arpino, Cesennia, Fregelle, Nola, Atina, Calazia. Roma colonizzò Suessa e Pomezia, rafforzando la sua penetrazione verso il sud. La guerra si concluse dopo la definitiva conquista di Boviano, e i sanniti furono costretti a chiedere nuovamente la pace. La sconfitta definitiva dei sanniti viene attribuita ai consoli Lucio Postumio e Tito Minucio, anche se alcune fonti sostengono che la conquista di Boviano fu in effetti merito di Marco Fulvio che avrebbe sostituito Tito Minucio morto in battaglia. Era il 304 a.c. e dopo più di 20 anni si concludeva la seconda guerra sannitica.

agg.1 04.09.2005
agg.2 17.03.2012

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